« Potresti
scrivere di tutti i cessi in cui hai sboccato, sul tuo blog ! »
Mi proponeva
Fausto tenendomi la fronte mentre mi liberavo nel water di casa sua
dagli effetti della mancata cena e da ogni inibizione.
Tre ore prima gli
spiegavo, fingendo di essere del Tennessee, che tutti gli americani
sono circoncisi, mentre Cassandra col suo culetto
accento deliziosamente argentino, portava via i nostri bicchieri
ormai vuoti.
Appena dopo quel
momento invece, scoprivo che il coinquilino fiorentino di Fausto non
era altro che il mio ritrovato cugino, figlio di quello zio toscano
inghiottito dalla vita. Per poi scoprire con altrettanta sorpresa che
il mio amato cugino con cui credevo di stare parlando al telefono non
era in realtà mio cugino e quello che tenevo all'orecchio non era un
cellulare bensì la manica della giacca del mio vicino di tavolo.
La mattina
seguente mi ritrovavo nella cucina di quella casa sconosciuta, a
vomitare nel lavandino tra i piatti sporchi, mentre la ragazza di
colui che avevo cercato di costringere nel mio letto preparava te
allo zenzero e spalmava dell'avocado su una fetta biscottata.
« Quindi
non sei vegana ? » Mi chiedeva senza ottenere risposta. In
quel momento stavo cercando di deglutire l'orribile biscotto al grano
saraceno che avevo in bocca e con lo stesso grande sforzo tentavo di
ricordarmi se avessi aperto il rubinetto dopo aver sboccato. « No »
rispondevo, ad entrambe le domande, qualche istante più tardi.
Dovevo lasciare
quella casa prima che i ricordi della notte precedente si facessero
troppo pesanti. Quando sei in hangover e indossi gli stessi vestiti
da più di 24 ore niente è più accogliente dell'atrio di Palazzo
Nuovo.
Percorrevo via
Ormea e mi immergevo in un'approfondita introspezione, respingendo i
conati e la voglia di dormire, quando noto con curiosità un signore
vestito di giallo che aspetta su delle strisce pedonali altrettanto
gialle, evidentemente senza alcuna intenzione di attraversarle. Il
mondo è un posto rassicurante e meraviglioso quando si ha dormito
meno di sei ore.
Le persone, al
contrario, hanno facce torve e sguardi accusatori, come se sapessero,
come se l'altra sera mentre pisciavi fuori dalla tazza ci fossero
state anche loro a guardare, a vedere tutto per poi puntare il dito
il mattino seguente.
Gli stessi
sguardi li ho poi ritrovati una volta raggiunta via sant'Ottavio, in
tutti quegli universitari sulle sedie di plastica del bar Genesi, con
i loro occhiali da sole e la loro irrimediabile mediocrità.
« Voi non
capite » digrignavo fra i denti, mentre li superavo. Perché
nella vita non contano i vostri collettivi, gli esami di filosofia
cristiana o le vostre maledette biciclette. Quello che conta davvero
è che il bagno dove smaltisci il doposbornia sia abbinato al tuo
abitino.
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