« A volte
ho l'impressione che tu faccia le cose solo per raccontarle »
« Happiness
only real when shared »
Così rispondevo
alla mia amica bacchettona premendo il tasto 'condividi' al mio
selfie con le manette ai polsi nella volante dei carabinieri.
Voglio dire,
capita a tutti di non vedere l'ora di tornare a casa dalle vacanze a
Barcellona per poter creare l'album ''Hasta la vista !'' su
Facebook, no ?
E non vedo niente
di strano nell'avere salvati nella cartella bozze del cellulare una
lista di status ad effetto da postare al momento buono.
O nel maledire
Instagram perché non carica quel video in cui voi ballate sulle note
dei Nouvelle Vague il sabato sera ubriachi e vi divertite un sacco.
Il fatto che la
vostra vita virtuale sia non solo una conferma della vita reale ma
anche in qualche modo la versione più fica di voi stessi non mi fa
dormire la notte, in realtà.
Il fatto che la
cosa che dica più spesso ultimamente sia ''ho aperto un blog'' e non
per esempio ''ciao come va ?'' mi fa venire voglia di vivere in
Alaska per il resto della mia vita.
Il fatto che
oltre alla volontà di 'fare le cose' ci sia la volontà di 'farle
sapere', mi fa dubitare dell'autenticità di qualsiasi intento. Sto
parlando con voi, ragazzine che andate in missione in Guinea Bissau
per avere una foto profilo circondate da bambini neri magri e
sorridenti.
È tutto così
grossolanamente ostentato che se non esisti su un qualsiasi social
network comincio a dubitare della tua esistenza fisica.
Se racconti una
serata incredibile agli amici senza il supporto di prove video, audio
o per lo meno il resoconto in diretta su FB non ti crederanno, se non
segui quella band su Twitter allora non sei un loro fan, e se non hai
Twitter allora che ti parlo a fare.
Se il
sopravvivere a una giornata dipende dalla sopravvivenza della
batteria dello smartphone allora c'è qualcosa che non va.
Il problema è
che ci siamo dentro, tutti, e fino al collo.
Fino a che
qualcuno non la smetterà e innescherà un domino umano di ritorno
alla realtà non ne usciremo mai.
Non torneremo mai
a mandarci gli sms, chiamarci o darci gli appuntamenti e bere i caffè
e le birre e tutte le atre pretestuose bevande che negli anni '90
bevevamo. E magari un giorno non sapremo più scrivere senza una
tastiera qwerty, o parlare, o esprimere le nostre opinioni fuori da
un blog.
Non torneremo mai
ad essere soli, ma soli davvero, senza che i nostri amici ci diano
per morti se non rispondiamo ai messaggi su Whatsapp per più di sei
ore.
Non potremo mai
più essere liberi di ignorarci, senza che l'altro lo sappia, come è
giusto e sacro si possa fare con i messaggi in chat.
E gli sconosciuti
non potranno tornare ad essere sconosciuti ma saranno sempre in
qualche modo nostri amici su Facebook.
Io vi giuro che
vorrei davvero essere io la paladina dell'autenticità che veste alla
marinara, ma poi come faccio a sapere quanti likes mi becco con
questo post ?
Già
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